Samsung ha annunciato l’arrivo sul mercato dell’Odyssey OLED G6 (modello G60SF), un monitor da gioco da 27 pollici con pannello QD-OLED e una frequenza di aggiornamento che raggiunge i 500 Hz. Si tratta del primo modello OLED a offrire questo valore, finora inedito anche nel segmento dei display ad alte prestazioni.

Il pannello ha risoluzione QHD (2560×1440), tempo di risposta GTG pari a 0,03 ms, supporto alle tecnologie NVIDIA G-SYNC Compatible e AMD FreeSync Premium Pro, e certificazione VESA DisplayHDR True Black 500. Tra le caratteristiche dichiarate: luminosità di picco fino a 1000 nit in HDR (con APL al 3%) e copertura cromatica Pantone Validated, con oltre 2100 colori e più di 110 tonalità di pelle.
APL sta per Average Picture Level, ovverosia "livello medio di luminosità dell’immagine".
Nei test HDR viene espresso in percentuale e indica quanta parte dello schermo è occupata da aree luminose rispetto al totale.
Per esempio:
un APL del 3% significa che solo il 3% dell’immagine è bianca o molto luminosa, mentre il resto è nero o scuro.
Per i monitor OLED, i test con APL basso (3%) vengono usati per misurare la luminosità di picco su piccole porzioni di schermo. Questo consente di raggiungere valori elevati (come 1000 nit), ma non rappresenta la luminosità sostenibile su tutta l’immagine.
Odyssey OLED G6 dispone della tecnologia OLED Safeguard+ che serve a prevenire fenomeni di burn-in durante l’uso prolungato, e ha lo schermo con il trattamento antiriflesso (Glare Free) per migliorare la leggibilità in ambienti luminosi.
Il monitor sarà inizialmente distribuito in Singapore, Thailandia, Vietnam e Malesia, con disponibilità in altri mercati nel corso del 2025.
Ma i 500 Hz servono davvero?
La caratteristica più evidente dell'Odyssey OLED G6 è naturalmente il refresh rate: 500 Hz significano che lo schermo può aggiornare l’immagine fino a 500 volte al secondo. In termini teorici, questo dovrebbe ridurre al minimo la latenza percepita nei giochi competitivi, dando ai giocatori una risposta visiva più rapida.
Tuttavia, il numero di Hertz non equivale direttamente al numero di fotogrammi renderizzati, cioè gli FPS, i frames al secondo. E poiché molti giochi non raggiungono i 500 FPS neppure con le schede grafiche più avanzate, è lecito chiedersi: servono davvero 500 Hz?
La risposta è più sfumata di un sì o di un no. Anche se la GPU genera, per esempio, 300 FPS (un nuovo frame ogni 3,33 millisecondi), un monitor a 500 Hz aggiorna l’immagine ogni 2 ms. Questo significa che ha più “finestre” per intercettare e visualizzare i frame più recenti rispetto a un pannello da 240 Hz (che aggiorna ogni 4,17 ms) o da 360 Hz (ogni 2,78 ms). Il risultato è una riduzione della “display latency”, ovvero il tempo tra la generazione del frame e la sua effettiva visualizzazione, che rappresenta una delle componenti fondamentali della latenza complessiva (end-to-end latency), insieme a input lag, processing e rendering.

Il tutto ha naturalmente maggior valore nell’ambito competitivo degli eSport, dove questi vantaggi marginali possono fare la differenza, soprattutto in termini di “motion clarity”, ovvero la nitidezza percepita durante i movimenti rapidi. L’assenza di motion blur e l'aggiornamento più frequente possono migliorare infatti la reattività percepita, anche se non si raggiungono i 500 FPS reali.
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