Quando la scorsa settimana Yvonne Gonzalez Rogers, giudice distrettuale del processo Epic Apple, ha diramato l’ordinanza che impone ad Apple di non riscuotere alcuna commissione sugli acquisti effettuati tramite iPhone, ma da siti esterni, si era capito subito che il peso della decisione, a tutti i livelli, era enorme.

Non ci troviamo davanti alla periodica multa "una tantum" che ad una multinazionale con fatturati di miliardi di dollari l’anno fa solletico, ma ad un cambiamento che può avere un impatto negativo per miliardi di dollari sul bilancio di Apple perenne.

Apple aveva annunciato ricorso urgente, anche perché nel momento in cui l’ordinanza è stata emessa con effetto immediato centinaia di sviluppatori con fatturati milionari, quindi quelli che devono ad Apple la fetta più grande di commissioni (Spotify, Epic, Amazon), hanno iniziato una gara contro il tempo per pubblicare le app modificate.

La mozione d’urgenza è stata depositata presso la Corte d'Appello del Nono Circuito degli Stati Uniti: la società di Cupertino sostiene che l'ordinanza, emessa dal giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers, le precluderebbe permanentemente il controllo su aspetti fondamentali delle sue operazioni commerciali, inclusa la possibilità di addebitare commissioni per l'uso della sua proprietà intellettuale e di proteggere l'integrità della sua piattaforma e del meccanismo di acquisto in-app (IAP).



Tutto inizia dal processo del 2021

La controversia, lo ricordiamo, nasce da una lunga battaglia legale con Epic Games, iniziata con la rimozione di Fortnite dall'App Store. Nel 2021 un'ingiunzione aveva stabilito che Apple non poteva proibire agli sviluppatori di includere nelle loro app link o call-to-action che indirizzassero i clienti verso meccanismi di acquisto esterni, alternativi all'IAP. Apple aveva dichiarato di essersi conformata, introducendo un quadro normativo che permetteva tali link ma prevedeva comunque una commissione del 12% o 27% sugli acquisti effettuati entro sette giorni dal click, oltre a condizioni sulla collocazione e il linguaggio dei link.

Tuttavia Epic ha contestato queste misure, portando il giudice Gonzalez Rogers ad accusare Apple di oltraggio alla corte per non aver rispettato "intenzionalmente" l'ingiunzione originale. Il giudice ha descritto il comportamento di Apple come un "evidente insabbiamento" e ha affermato che l'azienda “davanti ad ogni scelta ha scelto l'opzione più anticoncorrenziale", deferendo la questione ai procuratori federali per potenziali accuse penali nei confronti di un dirigente accusato di aver mentito più volte durante la sua testimonianza.

Nel lungo documento che Apple ha presentato per fare appello l’azienda sostiene che l'ordine del tribunale distrettuale l'abbia posta in disprezzo civile, e abbia imposto questa nuova ingiunzione permanente perché, a suo dire, Apple avrebbe "eluso l'ordine della Corte”. Aggiungendo che senza una sospensione Apple subirebbe come azienda danni irreparabili.

Cosa c’è scritto nella mozione urgente per la sospensione?

Apple sostiene prima di tutto che vietare una commissione su transazioni collegate è illegale. La Legge sulla Concorrenza Sleale della California non autorizza infatti i tribunali a stabilire arbitrariamente le tariffe per le aziende private, e obbligare Apple a fornire gratuitamente l'accesso alla sua proprietà intellettuale e ai suoi servizi viola la Takings Clause della Costituzione, privandola del diritto fondamentale di escludere altri dall'uso della sua proprietà intellettuale e tecnologica a suo piacimento. La Takings Clause recita “…nor shall private property be taken for public use, without just compensation.” ovvero “…né si può espropriare una proprietà privata per uso pubblico senza un equo indennizzo.

Apple sostiene che obbligarla a concedere gratuitamente l’accesso alla sua proprietà intellettuale (come software, tecnologie, API, ecc.) equivale a una confisca secondo la Takings Clause, perché è una proprietà privata, le viene tolto il controllo e non c’è compenso.

Apple sostiene anche che vietare le condizioni sul linguaggio e il posizionamento dei link è illegale. L'ingiunzione proibiva solo il divieto dei link (divieto che Apple ha tolto) ma non dava piena libertà e stabilire regole ragionevoli su tempo, luogo e modalità di posizionarli non costituisce un divieto.

Lasciare totale libertà agli sviluppatori sul posizionamento e il flusso permetterebbe agli sviluppatori di nascondere ai clienti la soluzione in-app purchase, degradando così l'integrità del meccanismo. Inoltre, costringere Apple a ospitare messaggi concorrenti, inclusa la denigrazione del sistema di pagamento integrato nel proprio "flusso di acquisto" virtuale, violerebbe i suoi diritti del Primo Emendamento.

L'azienda sostiene anche che una successiva sentenza dei tribunali della California nel caso Beverage v. Apple Inc. ha stabilito che la stessa regola anti-steering di Apple non era “sleale”: l’ordinanza emessa da Yvonne Gonzalez Rogers andrebbe in conflitto con un altra sentenza basata sulla stessa legge statale.

Il danno ai bilanci: miliardi di euro ogni anno

Il punto principale attorno a cui ruota tutto è ovviamente quello delle commissioni: Apple, nell’ultimo trimestre, ha fatto registrare 26 miliardi di ricavi per la divisione servizi. Apple sostiene che, senza una sospensione, subirà danni gravi e irreparabili: l’ordine le sottrae il controllo su aspetti fondamentali dell'App Store, mina l'integrità dell'ecosistema iOS e la fiducia degli utenti.

La perdita di ricavi dalle sole commissioni è stimata in "centinaia di milioni o miliardi" ogni anno ed è una perdita irreparabile perché Apple non può recuperarla da Epic (che è l'unica parte in causa) dato che il beneficio andrebbe a migliaia di altri sviluppatori terzi che non rientrano nel procedimento.

Apple chiede quindi che vengano sospese queste modifiche perché "l'implementazione immediata di questi cambiamenti destabilizzanti minaccia gli interessi, la sicurezza e la privacy di centinaia di milioni di consumatori che usano l'App Store”.

Epic subirebbe poco o nessun danno dalla sospensione, poiché non ha app sull'App Store.

Una questione complessa alla ricerca di un corretto equilibrio

La questione è decisamente complessa e riguarda gli Stati Uniti come l’Europa, dove Apple ha ricevuto una multa da 500 milioni di euro per la Core Technology Fee. La CTF può essere vista come l’alternativa “europea” pensata per soddisfare i requisiti del DMA senza però rinunciare a quella parte di compenso che non è legato allo store di applicazioni, ma è connesso a tutto il lavoro che viene fatto attorno allo smartphone per renderlo competitivo, ovvero le tecnologie, i framework e le api.

Progettare e vendere hardware è molto più complesso e rischioso di progettare e vendere software, e vale per tutte le aziende. Lo sanno bene Sony e Microsoft, che vendono le console con margini di profitto ridottissimo, a volte anche in perdita, perché recuperano i costi attraverso la vendita di giochi, abbonamenti e servizi digitali per i quali chiedono una commissione del 30%.

L’hardware serve per far girare il software, il software serve a vendere l’hardware: sono uno legato all’altro, ed è chiaro che si deve trovare un punto di incontro.

Non si può pensare che che chi produce hardware chieda un ticket di accesso alle proprie tecnologie che sia insostenibile economicamente per gli sviluppatori, soprattutto se chi produce hardware ha servizi propri, concorrenti che non sono soggetti allo stesso tipo di commissione, ma non si può neanche pretendere di salire a bordo di una piattaforma sfruttandone tutte le tecnologie ma soprattutto tutta la base utenti senza riconoscere nulla.

Va detto, in ogni caso, che Apple ha perso in passato qualche occasione per far capire il valore dei suoi framework e delle tecnologie native: le PWA, ad esempio, sono sempre state limitate nell’accesso ai componenti hardware (niente NFC o bluetooth) quando potevano essere viste come una tecnologia aperta alternativa a tutti i framework di iOS.

Vuoi fare un app gratis senza riconoscermi compensi per le mie tecnologie? Usa le PWA, sono gratis. Vuoi qualcosa in più per rendere l’esperienza migliore? Usa Swift e Xcode, ma mi devi riconoscere qualcosa.